Ecco che porto quello che sa il non manifesto

La finzione in finzione

Che la tua pace sia quella del fiore tranquillamente  offrendosi al sole.

Premura che… non, niente premura. Tutto è calma e nella l’ osservatore bisogna sparire. La visione trasformandosi in quello che è visto… Ferma.

Sai perché posso amare tanto? Perché vado oltre l’umano, nel quale c’è il limite di volere reagire all’amore. Amo senza interesse, in totalità, non bisogno essere
confortato in questo amore.

L’unica cosa che è, intrinsicamente, inerentemente, quello che siamo, in quanto corpo e mente, `e l’attenzione, questo è reale e non permette argomentazione, non stivessemo parlando d’attenzione, cioè, di pienezza, plenitù.Solo per questo, la coscienza viene vedersi a sè stessa tramite noi. Come lei ha poche oportunità, inoltre minime, di vedere talle cose realizzata, lasciaci a rivelia, predefinita nell’ incoscienza.

Delle volte, è come si rimanesse nel limite del vomito. Quella sensazione di malessere insuperabile, dopo che sputa il vomito, cioè, quello che non hai assimilato, che non fu acceto per le sue viscere. In questo oltre il vomito, non c’è ritorno e soltanto può avere libertà.

Si elimini la verbosità della mente, cosa rimane?Sperimenti: Rimane il silenzio. E quante atitudine prendi trane questa verbosità?Tu acquista cose, acquista.Si fa debiti, sei capace di usare l’assegno speciale e guardare realitys shows. Cerchi almeno una volta, guardare per questa verbosità e eliminarla.Questo non ti costerà molto.Chi sa mai piu dia soldi per i banchieri, neanche acceti che le tv private facciano pagare mensalmente e ti offrono una costringente quantità di ripresi.

´C’è uno essere nel silenzio, senza atitudine, nel quale l’essere chiamato umano – non cercando meditare o non pensare – semplicimente è con l’Universo.Questo è l’unico stato nel quale lui, effetivamente, vive. È, soltanto, quello che potrebbe essere, veramente, detto.Il resto forse siano, nella maggioranza, delle volte, solo parole.

Io stesso mi trovo parlando della verbosità della mente. Tutti si perdono perchè le parole vanno oltre del compie loro funzione di comunicazione. C’è, tuttavia, una unanimità assoluta:Ogni filosofo, ogni persona, ha una verità che vuole trasmettere.Al contrario, li indicatori di coscienza, possono rebuscare frugare o non, usare vari cammini, ma concordono:Tu sei la pura coscienza, oltre della mente, del corpo e di qualsiasi dualità.È infatilità pensare che sia tuo nome di batismo. Ecco la verbosità! Il bambino non sarebbe cosi condicionato, soltanto viene a esserlo dopo che lo chiamano, tanto e irritantemente, per nome. È quando lui si accorge che non ha altro cammino che non sia accetare.

Mi è venuta l’idea di manifestazione. Tolle la chiama rincarnare o incarnare nel pensiero. Avendo questa nozione, resta chiara la perspetiva cominciando dalla coscienza, di che la manifestazione è un pensare, un agire, un semplice coprire della piena attenzione.Curiosa si diventa la situazione del cinema, dei film. È una manifestazione della finzione dentro da propria finzione che è la manifestazione dell’uomo. Così come il teatro, la tv, le novelle( Delirio del delirio).

LIN DE VARGA

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