L’Ego non si sazia

L’ Ego non si sacia. Quieda a lui: “Cosa vuole?” Essendo incompleto in sua compozione, formatada per l’altro, lui vuole, sempre, qualcosa. Il sentimento di ansietà lo laschia intontito, perché il pròprio ego non sa cosa vuole. Quando sieti aflito per soddisfarsi, rispondi, per esempio: “Ah, voglio viagare!” Lá in fondo, una piccola insoddisfazione sorge. Certo, siete già a casa, bisogna avere soltanto questo punto di vista.

Se il nascimento è proprio della incompletudine, come l’Essere iluminato può stare qui? In verità, la morte è l’inicio, l’arrivo se preferisce. Quella chiamata vita, è sollo una diciamo, antevisone della morte, qualcosa di processo nel Manifesto che la coscienza, chi sa, há voluto. Impressiona, cosi, quel che si a messo in questa dimensione per riempire l’ilusione di che si è qualcosa.

Non è formidabile avere la coscienza di che la mente è residuo, cosi come il Manifesto è residuo del Non Manifesto?

I gatti non hanno l’angustia da morte. Penso che si può vedere la Eternità nei occhi dei gatti. Cè una vitta che non è umana. È come si lei ci guardasi, ma questo è metaforico, perchè sappiamo che tutto è la stessa vita. Non saqppiamo?Quando si “pensa umano”, non sii pensa il pensiero totale del Universo,ossia, l’energia che è la compozione di tutto, da vegetazione fino allo spazio incomensurabile che si alunga… L’umano chiude in una suposizione C’e una vita fuori, chi sta dentro, che scogle nel corpo, quando la mente sparisce. C’e, in verità, una vita non umana.

E, chi sa, scoprisce che non è una questione di realizare la coscienza. Lei è già realizata in sè. Allora, è la fine della ricerca. Le persone lottano, tutta la vita, per far finta che non sono la coscienza, il chiamato “Io superiore”. Quest’è la grande ironia. Questa è la grande sfida proposta per Dio. Lei è donata. E la trascendenza è spercepire questa finzione. È “ritornari à casa”, di dove, a la fine, mai si è uscito. Há di convenire che è formidabile e spaventoso come l’uomo si lascia condure. Adesso, me accorgo perchè mi ho chiamato “Varga”, trappola. Non avevo nocione abbastanza prima, quando ho fatto. Il nome che gli è dato – che gli è dato -, è sempre una trappola e, come panno di fondo, “La trappola Divina”, che può essere cosii facilmente desarmata,ma la sottigliezza, la “Leela”, lacia l’uomo, scioccamente, ingannato. Questo gioco può stare dienpito ina una cativa noticia, diciamo, di un debito inaspetato, in un male ddi dente, in mangiare un chocolatto. Tutto gli vuole alontanare…

Se la mente fu prodotta per l’Altro, se stato qualcuno a fare, costruire, modelare qualcosa, o sia, sua vita, cosi come si produce una macchina in una fabrica, o una camicia in una confezióne, dunque non può amare tramite della mente. Ancor che diciamo che prendiamo le redine dopo, ancora cosi la mente fu composta per l’Altro. Voi potete amare suoi figli tramite di suoi…scarpe? Non, voi potete amarli, soltanto, oltre la mente, oltre del costruito, tramite di sentire, che viene dal Còsmos, di Dio, si preferite, ma gli uomini hanno speso la parola Dio a creare dogme. Hanno fatto da parola una costrucione.

LIN DE VARGA

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